Combattere il surriscaldamento terrestre e la produzione di gas serra con una nuova tecnologia del freddo: questa la promessa di Greenpeace.

In realtà non si parla propriamente di “nuova tecnologia” perché la soluzione esiste già e si chiama Greenfreeze. L’idea di Greenpeace è quella di diffondere frigoriferi, condizionatori e sistemi di refrigerazione in genere ad impatto climatico zero. La forza rivoluzionaria è nell’utilizzo di refrigeranti naturali a bassissimo impatto ambientale al posto dei comuni e ben più dannosi gas refrigeranti HCFC e HFC (idrofluorocarburi). Questi ultimi sono stati diffusi su larga scala a partire dal 1987: è stato infatti il Protocollo di Montreal a proibire l’uso di CFC (clorofluorocarburi), responsabili dell’assottigliamento della fascia d’ozono nell’atmosfera.

Le previsioni sono preoccupanti: se i condizionatori continueranno ad usare solo HFC, questi gas incideranno per il 27% sul riscaldamento globale nel 2050.

Come ha sottolineato Janos Maté, consulente di Greenpeace International, vincitore del Premio Montreal Protocol nel 2010, la risposta sono proprio i refrigeranti naturali. Al momento sono più di 650 milioni i apparecchi refrigeranti Greenfreeze: la concentrazione maggiore è in Cina (75% del mercato nazionale), dove ormai il condizionatore è diventato uno status symbol. A livello mondiale al momento si tratta di una tecnologia affermata ma ancora marginale, che ingloba il 20% della produzione.

Le stime però sono quelle di incrementare di quattro volte questa percentuale entro il prossimo decennio contando sulla collaborazione di aziende internazionali e dei governi.

E in Italia? Nel nostro Paese sono fondamentalmente quattro i colossi che gestiscono il settore della refrigerazione (insieme coprono l’80% della produzione): Whirlpool, Electrolux, Indesit e Candy Hoover. La maggior parte degli elettrodomestici di questi marchi utilizza R600 (butano) e R600a (isobutano), che sono refrigeranti naturali. Non mancano però modelli di compagnie secondarie come Rex, Zanussi, Iberna e, in parte anche Whirlpool, che usano ancora R134a (tetrafluoroetano), rientrante nella categoria degli HFC, e R404a, un refrigerante composto da miscele di HFC.
Per quanto riguarda la distribuzione i marchi più sensibili al tema sono Coop, Auchan e Carrefour.
L’invito di Greenpeace alle aziende è quello di sposare la causa dei refrigeratori naturali entro il 2020 mentre la richiesta per i governi è quella di prevedere agevolazioni fiscali volte a stimolare questa tecnologia ecologica.

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